"Maggio sta finendo e un anno se ne va.. sto diventando grande, lo sai che non mi va.."
Non cantavano così i Righeira? Ah.. quanta saggezza negli anni '80! E quanti ciuffi ossigenati, colori fluo e spalline improbabili.. fortuna che, grazie a mamma e papà, ero bambina in quegli anni.
Un anno e un mese fa avevo 32 anni e ho aperto questo blog per riordinare le idee, per capire cosa fare da grande e per darmi una smossa. Ora ho 33 anni e non è cambiato poi molto, almeno in superficie. Non ho ancora un lavoro e non lo sto nemmeno cercando, non ho le idee chiare e sembro la stessa di sempre anche se poi non è tanto così. Alcuni passi avanti li ho fatti, almeno credo o forse lo spero soltanto. Purtroppo sono i fatti a parlare ed i fatti, che sono molto più bravi di me a comunicare (dannati loro, devono aver fatto Scienze della Comunicazione!) dicono che un lavoro non ce l'ho, che un'idea di cosa fare della mia vita non ce l'ho e che me ne sto qui ad aspettare. I fatti però dicono anche che qualche piccola soddisfazione negli ultimi mesi l'ho avuta ma come al solito me la sono tenuta per me. Quando succede una cosa bella nella vita, seppur piccola, è normale raccontarla a tutti: amici, familiari, vicini di casa, pizzicagnolo all'angolo, sconosciuto in metropolitana, manichino al centro commerciale.. E' una cosa che rende orgogliosi e dà soddisfazione e non fai che parlarne.. diventi talmente monotematico che gli amici evitano di invitarti a cena per un po' nell'attesa che il fatto straordinario diventi solo un altro fatto passato. Per la maggior parte delle persone è così e lo trovo normale. Io però non ci riesco e non lo trovo certo normale ma comodo. Molto rassicurante. Certo parlarne significherebbe confrontarsi e mi arricchirebbe senza dubbio. Lo capisco ma non ci riesco e non so nemmeno se è per paura o soltanto per abitudine.
Tengo tutto dentro e tutti fuori.
Freud lo sa e ci stiamo lavorando, anche se non so bene come. Parlare come può risolvere i problemi? Non ci credo molto e poi è una cosa che non ho imparato da piccola, parlare. Però ho imparato tante altre cose: andare sull'altalena, leggere, scrivere, riconoscere le bugie, fare la treccia alla Barbie, giocare a briscola, mentire, nuotare, giocare a scacchi, fare finta di dormire mentre mamma e papà parlano, lavarsi i denti prima di dormire, amare i gatti, non fidarsi degli sconosciuti e fidarsi poco dei conosciuti, mangiare le verdure, tenersi tutto dentro, andare in bicicletta senza rotelle, farsi i tatuaggi con il pistillo dei papaveri, fare finta che vada tutto bene e pensare che la vita sia meravigliosa. Perché lo è.